Santa Messa in Coena Domini
e rito della Lavanda dei piedi
Nel Duomo, nel pomeriggio del Giovedì Santo, il Capitolo Diocesano ed il clero, dopo la Messa degli Olii della mattina, tengono la solenne Messa in Coena
Domini, con la quale la Chiesa Cattolica rievoca l'istituzione del
Sacerdozio e dell'Eucarestia.
Alla funzione presenziano sull'altare 12 confratelli (come i 12
apostoli), 2 per ogni congrega, indossando
l'abito sacro privo del cappuccio.
Ad essi il Vescovo, come da
antica tradizione della Chiesa cattolica, laverà i piedi a ricordo del gesto che Gesù ha fatto durante l'Ultima Cena.
Attraverso il rito della Lavanda dei piedi il Vescovo suggella
l'atto di grande amore ed umiltà di Gesù Cristo.
Dopo tale cerimonia anche nel Duomo, come è già stato fatto nelle altre
parrocchie, il Canonico Sagrista depone sull'"altare della
riposizione", in un antico e prezioso ostensorio, l'ostia
consacrata, tra fiori variopinti e drappi lussureggianti, per
l'adorazione e la veglia dei fedeli.
Con la funzione religiosa, specialmente prima della riforma liturgica
conciliare, nella Cattedrale, come in tutte le chiese, si
attaccavano le campane: un simbolico nodo alle corde della Saracana,
della Saracanella e del Campanone impediva di suonarle fino al
momento del Gloria.
Il loro armonioso suono era sostituito dalla "troccola", oggi caduta in
disuso.
Questo strumento era una sorta di taccarella con dei ferri
metallici che, mossa velocemente da un chierico fuori dalla chiesa,
richiamava i fedeli con un suono stridente.
Oggi tale strumento, insieme ad altri, viene suonato al termine dell'Ufficio delle
Tenebre del Mercoledì Santo sera per rievocare il Terremoto.
Testo tratto da
P. Perrotta, La Settimana Santa a Sessa Aurunca, Ferrara, 1986