I
Venerdì di Marzo sono dedicati alle Esposizioni dei Misteri
della Passione, i gruppi plastici che comporranno il corteo processionale del Venerdì
Santo. Dopo il rito religioso, poi, un ristretto
numero di confratelli ed amici si ritrova in una casa accogliente e consuma un
altro rito più profano rispetto agli altri ma comunque altrettanto caro ai sessani: "le
Cene conviviali", chiamate anche "Cene del Miserere",
che assumono un po' il ruolo di continuazione laica della funzione religiosa. Il
primo di tali conviti si tiene il mercoledì delle ceneri per poi continuare per
tutti i venerdì di marzo. L'origine di tali consessi è remota; si è parlato
anche delle agapi greche durante le quali i cristiani rievocavano l'Ultima Cena
di Gesù con gli Apostoli: in realtà esse sono ed erano un momento di
aggregazione sociale nel quale, anno dopo anno, gli stessi personaggi si
riuniscono per stare insieme e prepararsi comunitariamente alla Pasqua. Il menù
delle cene ancora oggi è ricco degli stessi componenti di magro: baccalà fritto,
pizze al pomodoro, un pezzo di formaggio piccante, mozzarella di bufala, olive,
tonno, finocchi, mandarini e arance, tutto affogato nel buon Falerno. Durante
queste cene il canovaccio è sempre lo stesso; si discute della Pasqua passata e
di quella che verrà, della processione e si raccontano sempre gli stessi episodi
e aneddoti che per questo sono diventati un po' leggenda e un po' mito.
Particolarmente bello è poi ascoltare le marce
funebri, che si suonano durante le processioni, riprodotte a voce dai partecipanti in maniera così realistica e
curata (c'è anche il maestro) da sembrare quasi una vera banda musicale. Certamente
uno dei motivi più importanti di questo riunirsi convivialmente è dettato dalla
necessità di prepararsi in spirito confraternale al grande evento della Pasqua,
cercando di ricreare quell'atmosfera e quegli elementi che sono peculiari della
Settimana Santa. Tra questi, di primaria importanza è il Miserere. Al termine
della parca cena, i Conviviali si portano nel cuore della città vecchia, dove i
vicoli formano un intricato dedalo e gli archi e le colonne sostengono artistici
portali e preziose bifore, mentre nel cielo tetro della notte la prima luna
primaverile sembra alitare sulla facciata della Cattedrale. Aggirandosi in
questo scenario incantato, gli amici del Miserere hanno la tradizione di
scollare i manifesti vecchi dalle mura per poi accenderli e rievocare così i
carraciuni del venerdì santo. Mentre un romantico falò arde, dagli angoli più
angusti si levano le lamentose note del Miserere, che annunziano l'imminente
arrivo della Pasqua. Non pensate neppure che qualcuno si possa lamentare per
questa situazione; in quelle sere chi è sessano non attende altro.
Testo tratto da P. Perrotta, La
Settimana Santa a Sessa Aurunca, Ferrara, 1986