Nel vasto patrimonio delle tradizioni popolari sacre italiane, i riti della
Settimana Santa a Sessa Aurunca sono sicuramente da annoverare tra i momenti di
più intensa religiosità popolare, vissuti con partecipazione unica ed emotività
personale dall'intera comunità sessana.
Il rapporto stretto, intenso, passionale tra l'uomo che vive il dolore della sua
quotidianità ed il Suo Cristo-Uomo, cresce come contatto diretto, immediato che
può rimanere confinato nel segreto dell'io o diventare momento pubblico, secondo
ritualità aggreganti articolate, espressioni di un retroterra culturale che
unisce genti della stessa radice antropologica.
Questo "europeizza" la Settimana Santa di Sessa Aurunca in un unicum storico
culturale che fa dei riti pasquali sessani un'omologazione delle Settimane Sante
famose in Spagna, a Siviglia, a Cordova o in altri Paesi del Sud dell'Italia
come Taranto, Sorrento, Trapani.
In queste espressività c'è una comune attingenza del sacro a livello
simbologico-popolare che è generata dalle comuni radici storiche delle genti di
un Mezzogiorno che non è solo italiano ma ormai ampiamente europeo.
Nella Settimana Santa di Sessa si percepisce una specie di scansione, del
dolore, un lento prepararsi alla ritualità della Morte già dai primi giorni
della Quaresima. Il calendario è sempre lo stesso, un crescente simbiotico di
ritualità fideutica che culmina proprio nei giorni della Passione Morte del
Cristo verso il quale l'uomo si sente partecipe perché conosce la Morte ed è
fiducioso per la sua Resurrezione.
Tutta la Città partecipa alla teatralità di
questi eventi con la sua aria, con il suo greve sapore di primavera, con il suo
cielo tetro illuminato dalle mille scintille del fuoco dei "carraciuni", con
l'austerità delle sue strade medioevali, con l'imponenza dei suoi monumenti, con
il cipiglio nobile delle sue case ma soprattutto con l'umanità della "sua"
gente.
Un popolo che esprime la sua religiosità popolare in questo evento con un'attingenza
che certamente non ha i caratteri della critica intellettuale né il rigorismo
delle sovrastrutture ecclesiastiche ritenute momento importante ma non
fondamentale nel processo mediatico tra l'uomo ed il suo fratello Cristo.
Un processo che esce fuori dal chiuso delle Chiese e si svolge sui sagrati nelle
piazze, nelle strade che diventano scenografia di un pathos senza testo dove
ciascuno si sente attore, protagonista o comparsa di questa grande
rappresentazione della quale sente il bisogno di riappropriazione preparando la
sua partecipazione durante tutto l'anno.
Partecipano tutti, ciascuno per il suo ruolo: i piccoli con i turiboli pieni di
incenso riempiono l'aria dell'odore particolare, le bambine con le ali e le
vesti come gli angeli sono l'espressione della purezza, i confratelli
incappucciati che sono i partecipanti mediatici del rito.
Un ruolo particolare spetta alle donne che "alluttate" seguono con pesanti
candele l'incedere lento dei Misteri della Passione del Venerdì Santo o i gruppi
della Deposizione del Cristo dalla Croce e della Vergine Addolorata nel giorno
del Sabato. Vengono ogni anno da paesi vicini e lontani per "fare il voto". Un
pegno di sofferenza, un atto di speranza per una grazia da avere o un momento di
ringraziamento per una preghiera esaudita.
Pregano, piangono come per la morte di un parente o di un amico, secondo
un'antica abitudine del pianto rituale. Insieme personalizzano il dolore in un
momento così pubblico perciò più umiliante ma liberatorio. La Passione suessana
è dunque elemento fondamentale nella vita religiosa della Città aurunca e
certamente continuerà ad esistere fino a quando i sessani avvertiranno il
bisogWZno di riunirsi sempre più numerosi non per recitare un evento folclorico ma
per esprimere una ritualità tradizionale profondamente religiosa.
Testo tratto da P. Perrotta, La Settimana Santa a Sessa Aurunca
- depliant edito da Comune e Pro Loco di Sessa Aurunca,
Marina di Minturno (Lt), 1999