Nel corso del XX secolo, la
Processione dei Misteri ha subito molte evoluzioni che ho cercato di
ricostruire in questo articolo attenendomi alle testimonianze offertemi dai
confratelli più anziani, dai testi antichi e dal materiale iconografico a mia
disposizione.
IL GIORNO. Forse non tutti sanno che fino al 1956, la
Processione dei Misteri si svolgeva nella giornata del Giovedì Santo (e così fu
per secoli). La processione avanzava mentre la popolazione si dedicava al
tradizionale “struscio” e nelle chiese sessane venivano esposti i sepolcri.
Tutto ciò, appunto, fino al 1956 quando il Vescovo pro tempore Mons. Gaetano De
Cicco, spostò la processione al Venerdì Santo in attuazione della decisione
della Sacra Congregazione dei Riti che riteneva, così, di interpretare più
fedelmente il Vangelo.
La storica trasformazione, che coinvolgeva anche le
processioni dell’Addolorata e di San Carlo, che slittavano al Sabato Santo,
provocò non poche perplessità tra confratelli e fedeli che costituirono un
comitato che, in uno agli amministratori p.t. della nostra confraternita, si
recò in Vaticano per trattare con la Congregazione dei Riti. I risultati, però,
non furono positivi.
IL PERCORSO. Il percorso attuale della Processione dei
Misteri è quasi identico a quello originario se non per qualche piccola
variazione. Ciò non vuol dire che nel corso del tempo lo stesso non abbia subito
modificazioni che seppur temporanee meritano un cenno. Verso la fine degli anni
50 e fino al 1964-65, la processione dei Misteri, appena iniziata, proseguiva
attraverso la strada provinciale fino alla piazzetta delle cd. case popolari
(oggi viale Trieste). Questa variazione era giustificata dalla necessità di
consentire ai nuovi abitanti di tale rione (che ricordo fu costruito ex novo
subito dopo la guerra) di ammirare il passaggio dei Misteri; determinava, però,
un notevole aumento della durata della processione e per questo nel periodo
commissariale fu eliminata. La seconda variazione di rilievo riguarda la parte
centrale della processione. Un tempo i Misteri raggiungevano la piazzetta
Giovanni Bruno per poi ridiscendere verso la Chiesa dell’Annunziata e, senza
passare per via S. Lucia, seguivano il percorso che ancora oggi conosciamo.
Nella seconda metà del secolo, infine, e per oltre 20 anni, essendo
impraticabili le strade che da via Ferranzio conducono al Duomo, la processione
procedeva, dopo la sosta a S. Germano, lungo il corso Lucilio e raggiungeva il
Duomo attraverso via Delio.
LE SOSTE. Fino al 1966, la processione sostava nelle
seguenti chiese: S. Stefano, S. Germano, Cattedrale, Annunziata. Le prime tre
soste duravano qualche decina di minuti; l’ultima, invece, quasi due ore. Si
racconta che una volta sistemati i Misteri nella Chiesa, la stessa veniva chiusa
e tutti andavano a rifocillarsi in qualche casa amica oppure nelle tante
osterie, cantine e trattorie che un tempo esistevano a Sessa. Nel periodo
commissariale la prima svolta: le chiese furono chiuse, le soste si ridussero e
la tradizionale sosta-lunga dell’Annunziata fu soppressa. Durante le brevi pause
di questo periodo (la prima ai Cappuccini, la seconda davanti alla Cattedrale,
la terza in piazza, davanti all’ingresso del Municipio), i predicatori della
Curia tenevano brevi sermoni sui misteri della Passione e Resurrezione di
Cristo. Dopo il commissariamento, fu mantenuta una sola breve sosta innanzi la
Cattedrale ma esigenze di ordine interno ne suggerirono l’eliminazione alla fine
degli anni 80.
LA DURATA. Ecco il punto più controverso nella storia
della processione. E’ difficile stabilire con esattezza quali fossero gli orari
ideali. Spulciando nei vecchi verbali della confraternita, si vede emergere il
seguente dato: le varie amministrazioni stabilivano che l’inizio avvenisse alle
ore 17:30/18 e la conclusione alle ore 2. Tali indicazioni, però, venivano
sistematicamente disattese nella pratica. Le più lunghe dilatazioni temporali
avvengono nel periodo fascista, quando la processione, iniziando verso le
16/16:30, terminava a tarda notte (le 3, spesso anche le 4 del mattino). Tali
eccessi, mantenuti anche dopo la guerra, furono fra le cause del commissariamento del 1966-81. Durante quest’ultimo periodo, infatti, si
assistette al fenomeno inverso, con la durata totale ridotta a 3 – 4 ore.
LA COREOGRAFIA. Un tempo, al passaggio della
processione, o si accendevano le luminarie, predisposte per la festa dei Santi
Patroni, oppure venivano accese sulle finestre antiche lucerne e centinaia di
bengala colorati. Il nostro confratello prof. Fernando Tommasino, nel suo
splendido ed introvabile libro del 1943, intitolato “Giovedì Santo”, scriveva
infatti: “…Su ogni veranda e su tutti i davanzali ardono minuscoli punti
luminosi che concorrono alla fantasmagoria dello spettacolo. Sono piccole
lucerne che spandono la loro fioca luce a somiglianza di miriadi di atomi
ardenti e fosforescenti nel crepuscolo della notte… La luce opaca delle lucerne,
il punteggiare di piccole stelle nella notte, si spegne piano: e ad un tratto,
come per incanto, un bagliore accecante vince il crepuscolo della sera.
Centinaia di bengala si accendono su tutti i balconi del Corso: fasci di luce
bianca, vincono il cupo riflesso del verde e del rosso. Sono mille fiaccole il
cui luccichio fa assumere ai gruppi plastici toni ed aspetti vari, gli uni più
belli degli altri. Una scia argentata illumina il volto del Cristo: ma il bianco
colore si spegne ed un fascio di luce rossa affievolisce il primo splendore. E’
una galleria di variopinti bagliori sotto cui passano i Misteri…".
Non si conosce con esattezza
l’origine dell’usanza di accendere i bengala al passaggio del corteo
processionale ma è presumibile ritenere (anche dal fatto che si utilizzavano
bengala tricolori) che essi furono introdotti nel ventennio fascista. Le ultime
testimonianze di questo tipo risalgono al 1965 / 66.
I CONFRATELLI. Un tempo, i
confratelli non possedevano i sai, che erano di proprietà esclusiva della
confraternita. Ciò provocava due conseguenze immediate: dopo il proprio turno
bisognava svestirsi per cedere la veste ad altro confratello; in secondo luogo,
anche i non confratelli potevano finire “sotto il Mistero”. Inoltre,
normalmente, non c’erano file da rispettare, cordoni, fiaccole o candele (o
almeno così era nella prima metà di questo secolo), i partecipanti non erano
neanche tutti confratelli ma spesso solo cittadini sessani affezionati alla
confraternita. I mazzieri erano incaricati di
far rispettare l’ordine e soprattutto di consentire ai Misteri di farsi largo
fra la popolazione che assisteva alla processione in modo non ordinato.
I portatori del Cristo Morto,
invece, oltre ad essere scelti fra i fratelli anziani e di spiccate origini
nobiliari, non vestivano il saio (usanza che fu instaurata dal 1904 in poi) ma
il frack completato da un particolare copricapo, simile ad una cuffietta. Le
donne alluttate erano pochissime, in quanto le stesse si concentravano
soprattutto nella processione dell’Addolorata del Venerdì Santo. Il loro
consistente incremento si inizia a registrare dopo il commissariamento.
Dall’inizio del secolo, invece,
nasce l’usanza di vestire le bimbe come angioletti che con odorosi incensieri,
accompagnano, precedendolo, il Cristo Morto (usanza, questa, tuttora praticata).
Ai lati dello stesso, quattro
giovani confratelli, portavano la cd. Torcia Quadra, una grossa candela votiva
formata dall’unione di quattro candele più piccole. Un tempo, questa era una
delle fasi della “gavetta” per il nuovo confratello.
CURIOSITÀ. Nel 1941, e precisamente il 23 marzo, si
riunì l’Assemblea dei confratelli la quale deliberò, per motivi di ordine
pubblico, che la processione dei Misteri si svolgesse di giorno, cioè dalle ore
14:30 alle ore 19:30. Per garantire il rispetto di detti orari, il priore e gli
assistenti minacciarono, oltre all’applicazione delle sanzioni penali previste
dal regime, la radiazione dalla confraternita oppure la perdita dei diritti agli
emolumenti annuali per i confratelli più bisognosi. Questa delibera fu applicata
anche nei due anni successivi (in piena Guerra), come è documentato in alcune
foto dell’epoca (fra cui quella riportata).
Dal 1939 al 1951, la confraternita si trasferì nella Chiesa di S. Anna,
causa incomprensioni con i frati del Convento annesso alla Chiesa di S.
Giovanni. Per questo motivo, la processione muoveva da questa chiesa ed in essa
si concludeva con una piccola variazione rispetto al tragitto ordinario. Sempre
in detta Chiesa, furono ricoverati i Misteri nel 1981, essendo la Chiesa di S.
Giovanni pericolante per il sisma dell’anno precedente.
Tratto da
P. Ago, Il Confratello - notiziario dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti
di Sessa Aurunca - Anno II - n. 4, Sessa Aurunca, 2003
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